Campo Felice e i Piani di Pezza, due splendide location, due altopiani incastonati tra le alte cime della catena Velino-Sirente, offrono fantastici scenari e sono ancora terreno di gioco per questo ulteriore tour.
A differenza della volta scorsa, si prende il via dal Rifugio Alantino, sempre sull’altipiano di Campo Felice.
Su sterrata ci si dirige verso la miniera di bauxite, si entra nel bosco della valle Leona e dopo qualche pettata si è sull’ampia valle del Puzzillo, la scenografica parete verticale del Costone ci accompagna
finono a raggiungere il rifugio Sebastiani, meta ambita di molti trekker. Si potrebbe già imboccare il sentiero 1A dando inizio al divertimento, ma il richiamo della cima che sovrasta le nostre teste è troppo forte e in men che non si dica, in spingismo si risale il pendio, in forte ascesa verso la sommità.
Guadagnata la vetta del Costone 2271, lo scenario è mozzafiato, la vista si perde tra la piana di
Campo Felice ed i Piani di Pezza, divisi dalla Cimata di Puzzillo. La strepitosa prospettiva di inizio
discesa ripaga lo sforzo, è il momento più epico del giro. Si torna indietro sullo stesso percorso di andata, l’attacco è fortemente scosceso su fondo ghiaioso, è seguito da un tratto esposto e roccioso, che cede il passo ad una parte minata con tornanti, su fondo ricco di conformazioni rocciose che riconduce sullo slargo del Sebastiani, poco a monte del Colletto di Pezza.
Dopo questo primo duro assaggio (facoltativo), ci si può tuffare sul sentiero 1A, che scende per Valle Cerchiata, un inizio caratterizzato da pendenze importanti, fondo smosso con molti spuntoni rocciosi,
più avanti la pendenza si riduce, si mollano i freni, ma il fondo resta sempre smosso e instabile.
Assorbiti abbondanti sobbalzi è concessa una tregua, con un tratto flow su ghiaino, frammentato da gradoncini. Oltrepassata una sezione ripida e tortuosa, si serpeggia fluidi nel bosco fino a raggiungere una doppia curva, uno stretto e tossico rock garden, difficoltoso da superare anche sulla chicken line.
Altro tratto scorrevole interrotto da un piccolo rock garden, poi si continua a scodinzolare nel bosco tra roccette e gradoncini,
infine su sezione flow si raggiunge Capo Pezza. Percorsa la distesa prativa dei Piani di Pezza
e raggiunto il rifugio del Lupo, in leggera salita si volge verso la cava fin dentro al bosco, dove il sentiero si inerpica. Poco sotto la sella de Lu Malepass si devia verso destra, usciti allo scoperto su un
colletto si perde la traccia, si sale a spinta un tratto nel bosco, intercettata una minuta traccia, si continua a mezzacosta ed incrociato il sentiero della dorsale, si vira per raggiunge la cima di monte Canelle.
Dalla vetta si scende il crinale su ghiaino, poi su tratto scosceso e dirupato si viene sbalzati alla sella de Lu Malepass.
Dal valico tra pini mughi, si sale arrivando a Iaccio dei Cani, si prosegue sul crinale continuando ad
ammirare le pittoresche panoramiche dell’Altopiano delle Rocche, poi cambiando direzione, serpeggiando su fondo instabile e gradoni di roccia si scende l’aspro e scosceso fianco della
montagna, per essere catapultati di nuovo sul Rifugio del Lupo. E’ ora di rientrare, scartando il tragitto in asfalto per Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio, dello scorso itinerario, si prova la soluzione off road per il colle del Nibbio. Ci si inoltra di nuovo sui Piani di Pezza, poi voltando verso destra su pista, superato un fontanile-cisterna, si inizia a salire, si perde la traccia e si è costretti a spingere, poco più avanti si intercetta di nuovo il sentiero tra pini mughi e fondo inconsistente, che impone a proseguire con un prolungato spingismo. Tra le fitte formazioni cespugliose, occorre tirare fuori un po’ di grinta, i tratti pedalati sono ben pochi, in prossimità del valico si torna in sella, scollinando la vista degli impianti da sci appare come un miraggio.
Dopo la smazzata, ci aspetta l’ultima discesa, che scende veloce e scorrevole senza difficoltà, su single track, tratti di pista e sterrati di servizio degli impianti. Termina la corsa su tratto pianeggiante siraggiunge il bivio nei pressi della miniera di bauxite e in breve il rifugio Alantino.
Ricapitolando: in questo giro, come nel precedente ad esclusione dei tratti effettuati sugli altopiani, i trail che si succedono, si snodano su terreni aspri e ostili, costellati di pietre fisse e smosse, che sono l’elemento predominante, va poi aggiunto il supplemento di un’abbondante dose di spingismo, che lo rende duro ma non impossibile.