Quella del Velino – Sirente è la terza catena montuosa per altezza dell’Appennino continentale dopo Gran Sasso e Majella, un eldorado che attira biker intrepidi in cerca di avventura. Il massiccio è caratterizzato da cime maestose, paesaggi lunari, grandi conche erbose, stupendi costoni, spettacolari ghiaioni, sentieri interminabili e creste affilate, scenari che rendono la meta parecchio impegnativa, ma altrettanto remunerativa.
L’appuntamento con gli amici Umbri Stefano Scott e Nicola Zascariani è a Campo Felice, nota località sciistica, si inizia con una breve bitumata per deviare su sterrata, più avanti su pista, si va ad intercettare la sterrata proveniente dal rifugio Alantino. Supera la miniera di Bauxite, qualche pettata nel bosco, si percorre la smisurata piana della valle del Puzzillo e con la parete del Costone a fare dasfondo, su consistenti rampe si raggiunge il rifugio Vincenzo Sebastiani. Oltrepassato il rifugio, su un tratto a mezzacosta, si alternano tratti pedalati e a spinta, fino al raggiungimento del crinale,che lo si percorre con più facilità, arrivando a Colle dell’Orso (2175).Superata l’altura lo sguardo si perde tra sconfinati spazi, il monte Velino con la sua caratteristica forma piramidale è inconfondibile. Si procede senza grosse difficoltà per il bivio di Punta Trento, salvo alcune aguzze formazioni rocciose che obbligano a mettere il piede a terra.Con una bella pettata si raggiunge Punta Trento (2243), una pausa è d’obbligo, per godersi il panorama e il silenzio che regna. Veloce rito della vestizione, si abbassa la sella e giù per la prima discesa. Scalpitando sul pendio tra ciottoli fissi e smossisi incontra un complicato passaggio roccioso, privo di chicken line, verosimilmente il più tecnico della giornata, due possibili linee, la prima da fare con decisione e con un po’ di pelosullo stomaco, la seconda meno esasperata ma sempre impegnativa, le cui uscite, sono legate ad una serie di tornantini stretti, scoscesi e brecciosi.Scavalcata una sporgenza, si continua a scendere su sentierino compatto e rocciosello.Il crinale risale nuovamente, si spinge arrivando al di sotto della cima di Punta Trieste (2230), il sentiero prosegue con andamento ondulato,insaporito da una giocosa sezione rocciosetta. Altra breve spinta per Capo di Pezza (2177),un bel respiro profondo, per librarsi sulla pronunciata spalla della montagna, uno strepitoso pendio erboso fortemente scosceso che plana su vado di Castellaneta.Dal valico un pizzico di tregua con flow su ghiaino, seguito da un po’ di smosso più accentuato ed alternato poi da tornantini a fondo smosso.
Prima di entrare nel bosco ci si imbatte in un grande blocco roccioso paradisiaco, che scatena la voglia di misurarsi con abilità trialistiche. I primi tentativi sono vani, ma dopo vari
approcci si riesce ad effettuare perfettamente il passaggio. A seguire si serpeggia nel bosco tra radici e rocce fisse che fungono da insidiosi ostacoli, poi il sentiero su fondo morbio di sottobosco continua ad intestardirsi con pendenze degne di nota e con flow finale si arriva ai Piani di Pezza. Percorrendo l’altopiano si raggiunge il rifugio del Lupo. Ci si può ritenere soddisfatti, ma il sentiero aspro e scosceso che scende di fronte al rifugio è li che chiama! Senza indugi si risale una sterrata, che nel bosco si va via via ad accentuare, arrivando su sentiero alla sella de Lu Malepass (il nome è tutto un programma), poco sotto la cima del monte delle Canelle, dove sidevia, raggiungendo Iaccio dei Cani. Anche qui nonostante la quota non elevata la panoramica è sublime. Dalla sommità, si stacca un flow trail che dapprima tra la bassa vegetazione, segue il crinale, poi virando bruscamente, scende tortuoso tra spuntoni di roccia e gradoni, puntando sul rifugio del Lupo. Con il fondo smosso, la pendenza accentuata e l’aderenza quasi al limite, si arriva in fondo col fiato sospeso, wow! Da Vado di Pezza si scende verso l’Altopiano delle Rocche dove su ciclabile si raggiunge l’abitato di Rocca di Mezzo. Bitumando e percorrendo la galleria Serralunga si rientra a Campo Felice.
Riepilogando: un percorso con infinite sfaccettature, senza sottovalutare le difficoltà di alcuni tratti, le fantastiche cime over 2000 che fanno corona ai Piani di Pezza, offrono un mix perfetto, che potrà soddisfare i palati esigenti. Tratti freeride si alternano a spingismo/portage, flow trail si avvicendano a impegnativi passaggi tecnici su roccia, non mancano sezioni ghiaiose, rilevanti pendenze e zone esposte, sempre attorniati da impareggiabili panorami, pertanto l’appellativo Must per questo giro è d’obbligo.