Cima di Vallevona coni i suoi 1.808 metri è la massima elevazione dei monti Carseolani, si distingue per una caratteristica dorsale, che si sviluppa tra i 1700 e i 1800 metri di quota, non è una montagna imponente, ma solo arrivandoci sopra ci si potrà rendere conto della sua particolarità.
Prendendo il via dal borgo medievale di Pereto, noto anche come “porta d’Abbruzzo”, si risale su strada bianca,
addentrandosi tra le suggestive ed incontaminate distese erbose di Macchia Lunga e Campolungo, abbellite da vari
fontanili. Sotto monte Morbano, si vira toccando valle Bona, superata una pettata ed una successiva valletta, poco oltre termina la sterrata. Un breve tratto di sentiero, poi si risale a spinta su zona prativa a ridosso del bosco, fino araggiungere il modesto omino di pietre sulla sommità di Cima di Vallevona, che al contrario, offre una notevole panoranica sulle vallate circostanti, n’è valsa la pena. Si continua per una lunga cavalcata sul crinale, riuscire apedalare sull’ampia dorsale sconnessa, con roccette fisse e sentiero quasi assente, per quanto semi pianeggiante,
diventa una sfida. Raggiunta l’altura di monte Serrasecca o Torretta (1793 m), indicata con un segnale trigonometrico,
la pendenza accresce a favore, su fondo vario, traccia sempre poco chiara, tappezzata da un mix di roccette, cercandodi non scostarsi dalla linea gps, si è obbligati a scendere freeride. Più in basso in un faggeto, il sentiero più individuabile, consente di velocizzare l’andatura, slalomeggiando tra roccette affioranti, sassi smossi e radici. Si prosegue su un tratto vallonato tra boschi, ampie radure e depressioni, in aiuto arrivano segnavia bianco-rossi, che
permettono di scendere in freeride, in modo più intuitivo. Attraversando un altro boschetto la traccia del sentiero migliora, tra qualche rilancio, la presenza di pietre che costringe a mettere i piedi a terra, si scende sulla scia di una sorta di flow, raggiungendo il Santuario della Madonna dei Bisognosi (uno scrigno nascosto, la costruzione legata ad una antica leggenda, risale al 608 d.C., l’Immagine della Madonna è raffigurata con una scultura lignea). Una fugace e silenziosa visita, poi lanciandosi veloci, imboccando la mulattiera per rientrare a Pereto, non ci si aspettava una sezione tanto briosa, completamente rocciosa, che contribuisce a risollevare l’entusiasmo. Catapultandoci lungo i tornanti pietrosi, gradoncini e smosso, una sola sosta per raggrupparci e ancora giù fino al ponticello sul fosso San Mauro. Dal ponte cambiano le pendenze, la mulattiera risale sempre su uno spettacolare fondo roccioso e tecnico, che è pane per le e-bike. Toccata una cappelletta votiva, il sentiero prosegue meno aspro fino alla piazzetta di Pereto.
Sintetizzando: un giro con un paesaggio speciale, dalle spiccate caratteristiche all mountain, sfruttando inizialmente belle sterrate che attraversano lunghi altipiani, con un breve ma intenso spingismo si guadagna la cima. Sulla dorsale e sul tratto vallonato, molto variegati, si incontra l’unico neo del giro, l’assenza di un marcato ed evidente sentiero e ramaglie sul suolo, induce ad una pedalata lenta, fisica a volte quasi snervante. Pecca presumibilmente da imputare alla scarsa frequentazione della cima. Si recupera sul finale con una divertente mulattiera che collega il Santuario a Pereto.