Il massiccio del Gran Sasso, non ha bisogno di presentazioni, è la montagna d’Abruzzo per eccellenza, in ogni stagione, in qualsiasi modo si voglia scoprirlo, la sua maestosità offre fantastici scenari, facendo vivere forti emozioni, che difficilmente si dimenticano. Il Vallone delle Cornacchie racchiuso tra le pareti del Corno Grande e del Corno Piccolo, in un ambiente severo, dove fanno gran sfoggio superbe sagome di roccia, è sempre stata un’ambiziosa meta. Viene da domandarsi, quanto sarà ciclabile? Pensare di riuscire a percorrerlo con le due ruote è un’idea quasi impossibile da realizzare. Ma da tempo, dopo che un popolare biker lo ha effettuato, ti piglia il tarlo, un pensiero fisso. Come liberarsene? O convivere con il tormento, o pentirti di averlo fatto. Nonostante molte e complicate difficoltà che non si anticipano, dopo la lunga attesa, il fascino della montagna pervade. L’idea di tentare la discesa per il Vallone delle Cornacchie, condivisa da Carmine Rosone e Gianni Di Pietrantonio, si concretizza.
Veniamo al report, da Fonte Cerreto balzando sulla funivia del Gran Sasso d’Italia (m1130-2130), in 7 minuti siraggiunge Campo Imperatore. Con una temperatura decisamente fresca, avviandoci a percorrere il classico sentiero della via normale per scaramanzia incrociamo le dita. Alternando tratti pedalati, a spinta ed esposti, raggiungendo Sella di Monte Aquila, si è invasi da possenti scorci panoramici.Si continua nuovamente a pedalare su single track che scorre sopra Campo Pericoli, verso la Sella del Brecciaio,
fintantoché la pendenza si impenna e si è costretti a spingere. Controllati da una piccola vedetta, finalmente si arriva a quota 2506, sulla Sella del Brecciaio, in bella vista il PizzoIntermesoli, terza cima più alta del massiccio. Si pedala per poco, per tornare di nuovo a spingere e in breveci si ritrova sulla Conca degli Invalidi. Scorrazzando su alcune placche rocciose, in lontananza si levano imponenti, le sagome del Corno Piccolo con spettacolari guglie e la Sella dei due Corni. Resta l’ultima parte, si sale ancora in modalità walk per il Passo del Cannone, tanto da sembrare degli sherpa-ebiker. Al raggiungimento del passo, le cose non si semplificano, bisogna percorrere un tratto roccioso non banale, passandosi le e-bike. Poi è il turno del trattoattrezzato con corda fissa, la parte più delicata, stando in campana e con l’aiuto di un cordino si calano le e-bike per
diversi metri. Si prosegue aggirando una cengia, tratto più semplice ma sempre esposto, fino a prendere il sentiero che scende sulla Sella dei due Corni, suggestivo è il colpo d’occhio sul Rifugio Franchetti. La parte iniziale di sentiero è molto scoscesa e rovinata, con tanto sfasciume, da fare a piedi, ciclabile per qualche metro. Repentinamente si è avvolti dalla nebbia che copre i panorami, ma rende ancora più speciale e misteriosa la giornata, poi poco più in basso si salta in sella e surfando su ghiaione e roccette si tocca la Sella dei due Corni. Dal valico su fondo smosso si prosegue a ritmo di nose-press, poi a mezza costa sotto il Calderone, incappando in
caramboleschi passaggi rocciosi, si raggiunge la balconata del Rifugio Franchetti, gestito dal carismatico Luca Mazzoleni. Al rifugio una sosta ristoratrice, quest’oggi è più che d’obbligo, è festa grande! Goduto l’attimo, si frena l’euforia, iltempo peggiora gradualmente, è meglio affrettarsi, la strada da percorrere è ancora lunga e difficile. Si prosegue sulla memorabile discesa, una lunga sezione naturale molto bellicosa, con una serie di brevi e ripidi tornanti che fannoperdere quota. Sotto le suggestive pareti del Corno Piccolo e lo sguardo austero del rifugio Franchetti, il sentiero ghiaioso, costellato di roccia, di aspri lastroni, si snoda decisamente impegnativo, occorre destreggiarsi tra un fantastico paesaggio di magico calcare. Tra stupore e meraviglia, le emozioni sono difficili da descrivere, quasi certamente le immagini rendono molto di più.Tra placche, pietre di traverso, gradoni, grossi massi, frantumi rocciosi il trail è una compilation di grezzi passaggi.
Dopo un’altra serie di tornanti e un delicato passaggio su aguzze rocce, si supera un strapiombante rock garden (un precedente era munito di corda attrezzata),
Le sorprese non finiscono di stupire, si giunge su un altro tratto attrezzato che a differenza del Passo del Cannone risulta molto più semplice, ma pur sempre da superare con accortezza, per via dell’esposizione.Si prende sempre più confidenza e per ottenere un buon risultato a volte basta crederci, che si fa la differenza.
Si oltrepassa il varco naturale, la porta del Vallone delle Cornacchie!Altre intense folate di nebbia impediscono la visuale, tanto da offuscare anche l’arrivo della seggiovia di Prati di Tivo, che ci viene indicata dalla palina del CAI.Dopo tanta roccia, la traccia lascia spazio al fondo erboso, si fa scorrere la bici, inventando una linea a piacimento, sulla sommità del pratone, a tratti scassato, che dalla Madonnina scende all’Arapietra. Superato l’albergo dirupo, più in basso si vira a destra su pista erbosa, raggiunto il bosco, con ingresso poco evidente ci si immette su divertente sentiero, che serpeggia veloce, fino a toccare la conca di Prato dei Fiori, dov’è la chiesetta di San Nicola. Superato l’Eremo su una sassosa e scassata carrareccia si perde quota raggiungendo l’abitato di Casale San Nicola frazione di Isola del Gran Sasso.
Gli sguardi si incrociano increduli, poi un rumore secco, il gesto give me five! Sfiorare il tetto d’Abruzzo “dove osano le aquile” è un’giro che andava fatto!
Riassumendo: tour cicloalpinistico per biker intrepidi e con un pizzico di follia, dall’inizio alla fine, divertimento, soddisfazione, bellezza, spettacolo della natura impareggiabile. Estremamente impegnativo, molto tecnico, con pendenze rilevanti e ancor di più per il superamento di alcuni tratti attrezzati con corda fissa. Un giro che va vissuto, ammirato, goduto e se non con le due ruote, per lo meno da trekker.