Terracina con una storia tanto affascinante quanto antica, affacciandosi sul golfo di Gaeta è conosciuta più come meta del litorale Laziale, di certo non per il trail riding. In effetti nell’entroterra, a ridosso della costa, si eclissano svariati trails, meglio pubblicizzati dai local di Terracina Network Trails. Stuzzicati dall’avvincente sentiero dei Tre pozzi, un notevole single track prevalentemente roccioso, per soddisfare la curiosità, non restava che verificare con una ricognizione. Parcheggiata l’auto alla ex coop di Terracina, la giornata alquanto uggiosa fa paventare il peggio.
Su strada asfaltata poco trafficata, imbellita con muretti a secco e uliveti, ci si avvia per raggiungere le pendici di monte
Pannozzo. In prossimità della particolare conca carsica di Campo Soriano, un colpo d’occhio abbraccia un aspro paesaggio, fatto di molteplici e imponenti massi e puntoni calcarei di forme irregolari, che culminano con uno molto più grande, nella Rava di San Domenico, noto anche come Cattedrale, che merita essere visto. Osservando lo spettacolare Hum, il lupo perde il pelo ma non il vizio: Carmine Rosone, non riuscendo a contenersi è già salito su un
monolite sfruttandolo per effettuare un drop, di lì tutti a seguirlo. Proseguendo si sale a raggiungere la radura di località
Tre Pozzi, dove inizia il decantato trail. L’ingresso su larga mulattiera sassosa, si presenta molto umido per via della
pioggia caduta, continuando nel bosco si riduce superando qualche gradone. Man mano ci si addentra nella parte più coinvolgente e impegnativa, il trail corre sulle rocce e per far bene, occorre un po’ di abilità che farà la differenza,
concedendo divertimento adrenalinico.
Il tracciato regala tanta roba, gradoni
e ripidoni che tolgono il respiro, tra la roccia affiorante, gradonata, sporgente, tagliente, che non molla mai, i resti di un
incendio rendono l’ambiente ancor più wild.
Nascosti tra le alture si apre improvvisamente una vista sulla baia, ma il cielo cupo nega il panorama.
Superato uno spiazzo prativo, gli unici metri di flow della discesa,
il fondo è più asciutto, aumenta la pendenza del trail e dei gradoni e ci si imbatte in alcuni tornantini, curve strette e
passaggi su rocce. I terrazzamenti di uliveti mettono in evidenza che si è giunti agli sgoccioli. Si torna a salire
nuovamente sulla stessa strada, deviando e inerpicandosi verso fonte S. Stefano. In corrispondenza della netta deviazione, la conformazione di un pendio roccioso, da spunto per una compilation di salti di diverse altezze, che
lascino spazio alla creatività e alla libera interpretazione. Si arriva sul trail Mammolini, con un ingresso un po’ sassoso
prosegue scorrevole e ricco di flow, poi sulla diramazione, scartando la naturale prosecuzione, si sale a sinistra optando per la linea Mammolini harder. Un breve tratto roccioso da fare a spinta, ma ne vale la pena, poiché porta ad
una sezione tecnica con fondo roccioso, alternato a flow e rocce fisse,
abbastanza scorrevole con uscita su ripidone.
Continuando ci si dirige sulla linea Ciana, seguendo uno dei due tracciati. Un drop artificiale rallegra la corsa,
proseguendo un tratto tortuoso, con fondo misto mai eccessivamente difficoltoso,
dopo un tornante qualche gradone e un’ultima zona rocciosa.
A differenza della bella giornata che inizia a venir fuori solo verso la fine, il tour da subito ha fatto presagire la scelta azzeccata.
Sintetizzando: un tour con due differenti tipologie di terreno, con un fondo vario i single track che si snodano sulla linea Mammolini-Ciana, non per niente da sottovalutare, si passa al trail dei Tre Pozzi che sviluppandosi su fondo naturale, costellato di roccia, con scaloni, lastre con tornanti e curve rocciose è un vero e proprio percorso avventura, il che richiede una buona padronanza del mezzo. Se si è amanti esclusivamente del flow e dello spondato, è una discesa poco invitante, al contrario se si è attirati ed avvezzi al naturale, ci va fatto un pensierino. Sicuramente una location dove va riprogrammato un altro giro stante a quanto anticipato dai www.racingbike.it