La singolarità dei trails dell’Argentario ci ha letteralmente contagiato, tanto da farci ritornare, solo dopo pochi giorni, stuzzicati dalla chicca del Crepaccio, rimasto in sospeso. Un trail naturale, all’ennesima potenza, che si snoda su un crinale, nel versante meridionale del Promontorio, con passaggi su rock garden, una ghiottoneria per intrepidi, amanti dell’old school, così lo definisce Mauro Bud Bardeschi. Nonostante il maltempo ha imperversato da giorni, suffragati dal consiglio di Mauro, carismatico endurista di Orbetello, che fare il Crepaccio dopo le piogge, è più confacente, puntuali all’appuntamento, ci si incontra al Convento dei Padri Passionisti, usuale punto di partenza.
Un saluto veloce e si prende il via, Mauro ci fa deviare subito su strada sterrata, che rispetto al tratto bitumato, sale
più diretta. Raggiunto Poggio del Cane, effettuato il cerimoniale della vestizione si scende scaldandoci su una larga mulattiera scassata, poi entrando in sottobosco ci si immette sul Crepaccio trail, che stretto inizia a snodarsi su fondo
roccioso, tanto da far tirare fuori gli artigli. Mauro rincuora tutti, sostenendo che andando avanti diventerà sempre più difficoltoso! E’ bene assicurarsi di aver digerito la colazione, prima di continuare! Di colpo uscendo dal bosco, si apre il
sipario, offrendo una scenografica vista mare, vietato farsi distrarre, semmai è più opportuno fermarsi ed ammirare. Incomincia il tratto di dorsale roccioso smosso, a tratti esposto ed insidioso.
Bei roccioni naturali che plasmano drop, alquanto impegnativi,
si affronta un ripido.
Poi tanta roccia e gradoni,
arrivando al passaggio clou, un ripido e stretto crepaccio, quasi al limite del vertical-riding, verosimilmente quello che
ha dato la denominazione al trail. Dietro i suggerimenti di Mauro, sulla giusta traiettoria da seguire viene archiviato. Proseguendo sull’avvincente percorso, si arriva sull’ultimo ripidone, dove a renderlo impegnativo, si sagomano sulla linea di massima pendenza dei gradoni.
Purtroppo tutte le cose belle sono destinate a scemare sempre troppo presto.
Percorrendo un tratto a mezza costa si esce sull’asfalto, una panoramica strada per Porto Ercole con vista sulle
Rocche. Questa cinghialesca e sgarrupata discesa, di per se già soddisfa e appaga quell’indole birbante che è in noi. Ma il solo ripensare ai trail effettuati la scorsa volta è sufficiente a far venire l’acquolina in bocca ai palati sopraffini. Lasciato il bitume per una sterrata si devia su singol track, per tornare a fare quota, verosimilmente il sentiero della gran fondo.
Madonnina
Dalla sommità del Promontorio, senza esitare ci si dirige verso il trail della Madonnina, a differenza della volta scorsa, quest’oggi sotto Poggio Tondo, si gode di un magnifico scorcio panoramico sull’Isola del Giglio. Entrati nel bosco sul
tortuoso flow, si fanno scorrere veloci le bici ed immersi nella quiete, si sente solo il fruscio del vento nelle orecchie, che viene interrotto dai tonfi degli atterraggi, conseguenti i salti sugli innumerevoli drop. A metà un interruzione forzata
per recuperare, si approfitta per una foto e poi si continua.
Crocicchio, Vipera e Parassiti
Si risale alla volta dell’altra superba sequenza di trails, la linea Crocicchio-Vipera-Parassiti. Al varco incontriamo un
gruppo di amici rider, e capiamo subito che l’andazzo sarà di quello scatenato. Si prova, quindi, a fare sul serio mettendosi all’inseguimento dei Leprotti. Affrontata la parte rocciosa un po’ viscida, segue un alternanza di tratti flow, tornanti, drop naturali ed artificiali, si arriva alla fine con poco distacco e considerato il calibro dei Personaggi, non è poco! In assoluta soddisfazione, si rientra verso il Convento.
Per questa seconda parte di giornata, uno scarno report con poche foto, a dir la verità, si era troppo impegnati a godersi il tanto divertimento offerto. Qui il resoconto più dettagliato della volta scorsa.
Riepilogando: il tour si può definire come un giro perfetto, un mix di tecnica e velocità, in grado di appagare i palati più esigenti. Il Crepaccio si distingue con una natura del fondo molto grezzo, eroso e levigato solo dalle acque, dove la mano del Trail Building fa molto poco. Con tratti esposti, passaggi su roccia molto ripidi, ancor più insidioso con il clima secco, richiede molta abilità. A differenza gli altri trails, anche se con passaggi dal tasso tecnico elevato, sono decisamente più flow.