Il monte Amaro con i suoi 2793 m. è la cima più elevata della Majella, seconda in ordine di elevazione dell’Italia peninsulare e nucleo dell’omonimo Parco. Il massiccio è caratterizzato con un profilo gobboso, arrotondato e compatto, con estesi altipiani sommitali sui 2500 m di quota, costituiti da pietraie e roccia nuda, solcato da lunghi valloni con erte pareti. La Majella si mostra imponente, maestosa e nello stesso tempo misteriosa, con un suo particolare fascino, dove mitologia e fede si intrecciano. Una leggenda vuole che sulle origini, il nome sia legato alla Dea Maja da cui Majella, per gli abruzzesi è la Montagna Madre, un luogo di fede e di contemplazione, lo testimoniano i numerosi eremi incastonati nelle roccia, tanto da essere definita Domus Christi’ da Francesco Petrarca.
Veniamo al dunque, non va negato che l’idea di intraprendere quest’avventura si coltiva da tempo, nel suo genere il giro risulta complesso. I frutti non tardano ad arrivare, il tour è pianificato anche dai Bikersorani e l’evento si concretizza, ritrovandosi puntuali in località Le Piane, alla partenza della funivia di Campo di Giove (1150 m.). Per questo primo tour in Maiella, si è scelto di salire al rifugio Pelino sul monte Amaro e scendere a Fara San Martino, percorrendo valle Cannella, valle di Macchia Lunga e valle Santo Spirito. Previsioni meteo impeccabili, come previsto! Usufruendo degli impianti si sale a Guado di Coccia (1674 m.), un bell’aiuto!
Poi con il monte Porrara alle nostre spalle, si prosegue risalendo a ridosso di due tronconi di skilift, alla volta della Tavola Rotonda (2403 m.)
La salita è molto dura, la corda d’acciaio sospesa dell’impianto, presa come riferimento, sembra non finire mai, in 3 km ci si tracannano 644 metri di dislivello! In portage con le muscolari, in parte pedalato in e-bike.
Nei pressi di una stazione meteorologica ricompattato il gruppo si entra nel vivo, breve tratto sassoso verso il fondo di Femmina Morta,
poi su superficie prativa si seguono gli ometti di pietra,
si continua su un brullo tratto, ricoperto da ciottoli di pietra
e ancora rincorrendo gli ometti di pietra.
Nella parte più nascosta di valle di Femmina Morta, si è circondati dalla “Montagna Madre”, tra questi magici piani, dall’aspetto lunare, sovrasta il silenzio, si percepiscono solo le pulsazioni martellanti del cuore, sentendo le palpitazioni al collo.
Percorsa la valle glaciale, risalendo un spinoso sentiero si scorge in lontananza il Monte Amaro, individuando il minuscolo pallino rosso del Bivacco Pelino.
Usciti fuori, inizia a tirare un bel vento, sul piano Amaro sui 2500 metri, l’aria rarefatta si fa sentire, la si intuisce da un senso di cefalea.
Si va a superare Grotta Canosa
ed oltrepassato un tratto roccioso arrotondato e levigato dal tempo,
si affronta l’ultimo tratto di duro spingismo.
Poi fulminea compare la silhouette del bivacco Pelino, sembra una navicella spaziale, si è al settimo cielo!
Una singolare scritta all’interno del bivacco
Si sale alla croce,
Foto “statica” di rito,
dopodiché bando alle ciance, inizia la goduria, ci si appresta alla lunga discesa, si aprono le danze su percorso breccioso spalancandosi un panorama idilliaco e l’esaltazione si scatena!
Ma non è momento di cantar vittoria, i nuvoloni che dal basso si spingono verso noialtri, minimamente non rincuorano. Si prosegue volgendo verso il rifugio Manzini, rocce e ghiaioni sono pane quotidiano.
Oltrepassato il rifugio si affronta un tratto molto scosceso con fondo inconsistente,
proseguendo poi su una lieve traccia, dove si fa difficoltà a rimanere in equilibrio, qualche passo a piedi, si perde la traccia bisogna scendere.
Si rientra sul sentiero smosso in lieve pendenza,
addentrandosi in un vallone colmo di pietre, proiettati quasi a sprofondare
Sul godereccio sfasciume di pietra “detestato da molti”, la giusta velocità per galleggiare, lasciando scorrere l’anteriore, il divertimento è assicurato!
Più avanti si incontrano roccioni gradonati, che costringono a mettere il piede a terra,
poi avvolti da folate di nebbia si percorre una contropendenza su fondo misto,
una serie di chicane,
un flow nel bosco, un rilancio tra roccie, un tratto smosso con tornantini e ancora fondo inconsistente, pendenza, poi il
sentiero si ristringe diventa nuovamente tortuoso sempre con fondo smosso, arriva poi un flow da luna park.
Di sorpresa l’ambientazione si trasforma, ritrovandosi tra le pareti di un incredibile canyon,
superati i resti di una slavina,
il sentiero si fa stretto e tortuoso, tra roccioni e gradoni rabbiosi
e quando si pensa che sta per terminare arriva, sempre il meglio, fondo inconsistente, pendenza, tornanti e un paesaggio lunare, il canyon è veramente uno sballo.
Si corre giù
a raggiungere i resti dell’Abbazia di San Martino in Valle.
Chiudiamo con l’ultima inattesa sorpresa, percorrendo il tratto finale, dove le imponenti pareti della suggestiva forra si toccano!
Per quest’oggi può bastante, nella piazzetta di Fara San Martino tutti soddisfatti, intenti a stipare le mtb per il rientro.
Sintetizzando: il giro si sviluppa ad alte quote, dove le condizioni meteo possono cambiare repentinamente, in caso di nebbia sugli altopiani è facile perdere l’orientamento. Da non intraprendere con superficialità, sconsigliato a chi è alle prime armi, 4 ore di salita e 3,5 di discesa non sono alla portata di tutti.
Premesso ciò: la salita è impegnativa, in particolare il tratto da Guado di Coccia alla Tavola Rotonda che affrontato in portage, richiede discreto impegno fisico; la discesa tecnica e difficoltosa, non lascia tregua, richiede buone abilità di guida, bisogna rimanere sempre concentrati, per le pendenze, per il percorso che si sviluppa su fondo prevalentemente smosso e inconsistente, con tornanti stretti su zone rocciose.
Il Tour risulta molto appagante per il maestoso panorama, non lascia l’amaro in bocca! Averlo fatto con un affiatato gruppo di bikers ha reso ancora più meritevole questa magnifica giornata.