Nell’entroterra appenninico, sul territorio di Borgorose (RI), su un’ampia conca di origine glaciale, cuore dell’Area Protetta, sormontata da bastionate rocciose, tra il Morrone, il Costone e il Murolungo, il lago della Duchessa a 1788 metri è una perla paesaggistica, un giro da non perdere, per gli appassionati di percorsi fuori dall’ordinario
Il tour si può comodamente intraprendere da Corvaro, ma si parte da Cartore, così da ritrovarsi nel caratteristico borgo rurale, un posto che non ha eguali, dove al rientro, anche lo stato d’animo non sarà da meno e quale miglior luogo per concludere al meglio gli ultimi piacevoli momenti di giornata, gustando la pace che regna in compagnia degli amici di avventura!
Quindi ci si muove velocemente sull’esile lingua di asfalto che scende verso Corvaro, frazione di Borgorose nota per il
suo nucleo medievale, dopo averlo superato, si inizia a salire per la valle Amara, salita dura, ma non tanto amara, la si
fa tutta in ombra. Raggiunti i Prati Cerasolo, sotto il monte San Rocco, deviando si continua su sterrata e con un
ultimo tratto di mulattiera si arriva al rifugio Campiteli.
Dalla conca erbosa si sale sotto la bastionata di Punta dell’Uccettu, fino a raggiungere la sella di Solagne, tratto di
spingismo, su traccia di sentiero poco evidente e rovinato, con un ultima parte più serrata a causa del fondo
disagevole, ma il sistema walk della Moterra risponde oltre le aspettative. Dalla sella la vista panoramica è unica e su
fondo erboso scalettato con roccia fissa, qualche passaggetto ben articolato, si scende seguendo i segni CAI su
grosse rocce che aiutano ad individuare il percorso. Dalla valle sottostante su pista erbosa si raggiunge finalmente lo
specchio d’acqua, che nonostante sia solo alimentato dalle precipitazioni atmosferiche e dalla fusione delle nevi, il
livello è ancora discreto. Dopo una meritata sosta nello spettacolare anfiteatro naturale, si risale la sponda occidentale, continuando si passa davanti alle Caparnie tipiche costruzioni di pastori e al rifugio Gigi Panei, piegando poi per il
vallone del Cieco. L’inizio flow con qualche gradoncino e rocce fisse, va assolutamente centellinato, poiché resterà
solo un ricordo, così facendo si giunge sotto una parete, percorrendo un sentiero roccioso strapiombante,
verosimilmente denominato Passo di Fabriano, dove si trova una catena di sicurezza (non è poi così difficoltoso). Segue un bel ripido roccioso, che segna l’ingresso nella straordinaria e impervia val di Fua,
il sentiero si mostra con forte pendenza, su roccia scalettata e diventa molto ostico ed impossibile da fare in sella.
Superati questi centinaio di metri, si entra nel festival del tornantino, un tratto bello tortuoso, articolato con pendenza e
fondo breccioso smosso, con qualche passaggio non banale, che non dà respiro.
Riusciti a mettere le ruote sulla strada bianca è buon segno si è integri ed indenni si percorrono gli ultimi metri fino al Borgo!
Sintetizzando: percorso interessante con una grande varietà di ambienti attraversati, molto difficoltoso dal punto di vista tecnico, spingismo per la sella di Solagne, mediamente impegnativo il flow trail nella vallone dl Cieco, che diviene tossico entrando nella gola in val di Fua, da vert riding, con passaggi esposti, seguito dal tortuoso single track, su fondo smosso e stretti passaggi. Percorso assolutamente da evitare con fondo bagnato.