Schiena d’Asino – via de glio’ Capo Croce – Raven (Bassiano)

pubblicato in: Lazio, Lepini | 0

Recentemente il buon Giuseppe, in arte Pippixie, divulgando la notizia sul trail Schiena d’Asino, ha messo la pulce nell’orecchio, stuzzicando la curiosità, che una volta suscitata infastidisce la pace del biker.

Quale occasione migliore per rivedere un giro già fatto, apportandovi due adeguate varianti: la schiena d’asino sull’inizio e sul finale il congiungimento alla Raven, fiore all’occhiello del Graviti Bassiano.

Raggiunto il consueto slargo sul ponte di fosso Sant’Angelo, con la giornata soleggiata e la temperatura ben più mite di quella dei giorni scorsi, si decide di raggiungere Campo Rosello, ultimo contrafforte del monte Semprevisa, meta che non è possibile trascurare.

Risalendo la strada bianca, si individua la parte conclusiva del trail Schiena d’Asino, l’ostile uscita fa un attimo titubare. Arrivati al belvedere un vero e proprio balcone naturale, ci si gode lo splendido panorama, poi si torna indietro e superato il rifugio Liberamonte, ci si va a scontrarsi con il sentiero, che per la forma del crinale, da cui si stacca è facile intuire l’appellativo di schiena d’asino.

Il trail è molto corto, ma prorompente, un rock garden, con gradoni, dove bisogna prestare molta attenzione. Lungo l’adrenalinica e breve discesa, scendendo tra aguzze rocce, è assolutamente proibito cadere. Proseguendo ci si raccorda con il violento ingresso della mulattiera de gliò Capo Croce, con fondo roccioso smosso fino al bottino.

Continuando su un arduo single track, si supera fonte Capocciglio, arrivando sull’ampia radura i Querciai, dove tra vari tratti trialistici, riuscire a rimanere in sella per tutto il tragitto è impensabile, in compenso quest’oggi seguire l’itinerario è stato facilitato dalla segnaletica CAI ripristinata e dai tratti ripuliti dalla vegetazione.

Sull’area prativa costeggiata da muro a secco (scostandosi dalla segnaletica CAI, che probabilmente sale a monte Forcino) si prosegue al centro, per poi spostarsi verso sinistra ed a causa della traccia da seguire poco marcata, quasi irrilevante, è d’obbligo tenere sotto controllo con frequenza il display GPS, per evitare di ritrovarsi fuori rotta.

In breve raggiunta la strada forestale che scende in località Longara, superata la biforcazione con la Forestale–Esse, sì devia a dx, per il sentiero di valle Ota. L’ingresso anche questa volta è risultato per niente individuabile, ma non perdersi d’animo, basta esplorare pochi metri nel bosco, per scorgere il percorso, un flow spassoso che si segue fino al raggiungimento di un evidente tornante, dove invece si prosegue dritti, andando a raccordarsi alla seconda metà della Raven, il trail per eccellenza del Gravity Park di Bassiano, che non ha bisogno di presentazione, dove su fondo misto, rilanci e tratti veloci, esultando si conclude il giro raggiungendo il punto di partenza.

Analizzando: se agli splenditi scenari di quota, aggiungiamo i tratti iniziali rocciosi molto impegnativi, su cui bisogna inevitabilmente scendere con cautela e maestria, il brullo tratto trialistico ed un finale molto più flow, il risultato è un percorso completo a cui non manca niente. Sempreché si è abituati al tecnicume così rivisto, il percorso è senza ombra di dubbio più coinvolgente.

Va ricordato che nella parte centrale del percorso, il fondo irregolare e gli ostacoli che creano leggeri dislivelli positivi, obbligano frequentemente a mettere il piede a terra, se non addirittura a spingere per alcuni metri, inoltre il sentiero risulta poco evidente e vi sono buone probabilità di uscire fuori traccia.

 

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