La Val di Rose per la sua spettacolarità è una delle zone più belle e famose del PNALM, prende il nome dai prosperosi cespugli di rosa canina che vi fioriscono, percorrendola consente di scoprire luoghi unici e di vedere in un sol colpo molti ambienti del parco, per di più è possibile avvistare con facilità il camoscio d’Abruzzo (Rupicapra pyrenaica ornata). L’itinerario è ad accesso ristretto durante i mesi estivi.
Il percorso ha inizio dall’area si sosta, della Camosciara, situata a fianco della strada Marsicana 83. Bitumando ci si dirige alla volta di Civitella Alfedena, dove attraversato il paese, si accede sul sentiero per la sorgente Iannanghera, con fondo irregolare e ostacoli che creano leggeri dislivelli positivi.
Proseguendo si risale il fitto bosco, con maestosi esemplare di faggio della valle Iannanghera, raggiungendo la prateria dell’alta Val Risione e successivamente la ventosa Forca Resuni, con l’omonimo rifugio.
Sulla prima parte di salita ci sono molti tratti pedalabili, sulla seconda metà, il portage è una costante. Ma non bisogna perdersi d’animo è il prezzo da pagare su questo genere di percorsi, perché dopo queste sfacchinate per aggiudicarsi la sommità, segue sempre una tecnica discesa corrispondente.
All’arrivo (1952 m), l’isolato valico regala uno skyline a 360° da togliere il fiato, la fatica è tanta ma la soddisfazione è molta di più.
Rimpinguate le energie, ci si avvia lungo il percorso per la val di Rose, si costeggia a mezzacosta una cresta rocciosa esposta, più avanti una serie di brevi e ripidi tornantini non pedalabili fanno perdere quota, scendendo nella conca alle pendici di monte Capraro. Si percorre la depressione ed un ultimo strappo in salita permette di arrivare al Passo Cavuto (1842 m), qui si apre un altro eccezionale panorama sul sottostante anfiteatro roccioso, nel quale è possibile avvistare camosci.
Oltrepassato il minuscolo intaglio del valico, il trail con fondo smosso e rocce sporgenti inizia a scendere a giravolte, è tanto tecnico ed impegnativo, necessita di equilibrio e abilità, lo sconnesso dà la possibilità di giocarsi vari jolly. Ma presa confidenza con l’aspro sentiero si inizia a stare in sella, aiutandosi qua e là col piede a terra. Dopo gli ultimi scorci sulla valle ci si addentra nel bosco, qua di colpo si cambia marcia, il fondo sempre disseminato di pietre, si fa più terroso allentando la morsa del tecnicume.
Si corre giù serpeggiando sotto la faggeta, iniziandosi a galvanizzarsi. Si oltrepassano varie radure, una in particolare lascia intravvedere una spettacolare prospettiva sul lago di Barrea, per ultimo scorgendo il borgo di Civitella Alfedena si è in dirittura d’arrivo, si percorrono gli ultimi metri di una sassosa mulattiera che esce sulla parte alta del paese.
Passando davanti ad un fontanile (antica fontana con abbeveratoio che si trova nel punto in cui il tratturo Pescasseroli – Candela si immette nel centro abitato di Civitella Alfedena) una bevuta di acqua fresca è utile per affrontare una breve strada cementata al cardiopalmo (per quello che si è fatto è una passeggiata), che si trasforma in sterrata (antico tracciato del Regio Tratturo). Continuando, seguendo le indicazioni G4, si percorre uno spassoso single track. Quest’ultimo tratto è molto remunerativo, passando sotto l’anfiteatro naturale della Riserva della Camosciara, che con le sue guglie e creste frastagliate è simile ai rilievi dolomitici, fa arrivare al punto di partenza.
Sintetizzando: è senza ombra di dubbio da catalogare come un giro epico, tanto da poterlo definire un trofeo, per chi non rigetta i tratti camellati di portage. Tuttavia non lasciarsi ingannare dal nome “Val Rose”, il percorso è aspro e selvaggio, fisicamente impegnativo per le considerevoli dosi di portage e per l’ultra tecnica parte di discesa, ardua, grezza e trialistica, che prima di addentrarsi nel bosco, dove ci si divertire con più facilità, da molto filo da torcere.
Per accaparrarsi questa accattivante discesa in Val Rose, necessità raggiungere Forca Resumi (1952 m), una soluzione è quella di passare per la val Fondillo, salendo per il valico passaggio dell’Orso (percorso già effettuato in precedenza, con discesa sulla valle Iannanghera) che pure comporta molto portage. Pertanto conoscendo questa ascesa si è valuta l’opportunità di risalire al valico direttamente dalla valle Iannanghera, trovando a nostro avviso un giusto compromesso, risulta più veloce e comoda, per i tratti da effettuare in portage, andando per di più a fare un minor dislivello.