CARSOLI All Mountain – trail del Poeta, Muro del Pianto e Malpasso.

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Consistente itinerario che si snoda tra i folti boschi dei monti Carseolani, sul confine Laziale e Abruzzese, caratterizzati da quote non molto elevate, ma interessanti per l’escursionista. Vi si trovano due caratteristiche cittadine: Carsoli e Collalto Sabino.

Suggestiva e controversa l’origine del nome Carsoli: potrebbe derivare dall’ebraico con significato di “città della volpe” o anche “città del lupo”; ma anche dal latino “castrum solis” ovvero “fortezza assolata”; Collalto Sabino, arroccato a circa 1000 m di altezza, deriva dalla collocazione dominante e privilegiata sul colle omonimo “Collis Altus” ed è considerato uno dei borghi medioevali più belli e intatti d’Italia.

Continuativamente alla ricerca di nuovi itinerari e spettacolari sentieri da percorrere, anche questa uscita non ha tradito l’attesa:
l’organizzazione dell’evento è stata curata dagli amici di Bicinatura, gruppo con cui abbiamo trovato un ottimo affiatamento sia sportivo che d’intenti, ed è uscito un giro strepitoso.

A dispetto delle condizioni meteo non eccezionali dei giorni addietro, il terreno era pure perfetto, con dell’ottimo grip e nonostante un paio di bitumate, i trail nel bosco hanno valso i chilometri e soprattutto la fatica. Per gli appassionati del tecnico, c’è tanto pane per i loro denti.

Il gruppo dei Moschettieri al completo, Claudio, Gianni, Daniele, Emanuele, con Enrico di BiciNatura, ed Emanuele si sono ritrovati al km 43 della S.P. Turanense, nei pressi del ristorante Casabianca, attesi da Antonio e Riccardo di Carsolibikezone Carsoli, due local e rider d’eccezione, che hanno fatto da guida.

Con partenza bitumata si sale in direzione di Collalto Sabino, in prossimità del borgo si imbuca un single track, la discesa si rivela una poesia: bella nervosa, scoscesa, fondo roccioso iniziale, terroso sul finale, passerelle artificiali smisurate, salti, di cui uno da pro, dove Riccardo da prova della sua grande esperienza ed abilità. Si conclude dirimpetto ad un cartello pubblicitario della locanda del Poeta, per tanto la domanda sorge spontanea: possiamo chiamarlo trail del poeta? Riccardo replica dicendo che già si chiama trail del Poeta!

Compiaciuti, si risale su sterrata e superato l’accesso del primo trail, un breve tratto bitumato, tira il collo a tutti. Raggiunto il borgo di Collalto Sabino, ci si avvia verso il trail successivo. L’ingresso in pineta abbastanza flow è dei più invitanti e rassicuranti, tanto da far pensare a una discesa tranquilla. Nient’affatto, andando avanti diventa davvero ignorante, si incontrano ripidoni lunghi ed in contropendenza e poi tratti su fondo smosso. Solo all’uscita viene rivelata la nome del trail: “Muro del Pianto”.

Si torna a fare quota bitumando, superata la frazione di San Lorenzo e raggiunto il paese di Collegiove, su panoramica sterrata, si arriva alla sella del Malpasso.

Ci si trova sotto le pendici dell’altura di Vena Maggiore, anticima del monte Cervia, più in basso l’altura di Monte San Giovanni con la chiesetta, a completare lo scenario, la piana del Cavaliere e la vallata del Turano.

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Dal Malpasso, il nome è tutto un programma, dopo la meritata pausa, attende la lunga discesa, così finalmente ci si fionda sull’omonimo trail del Malpasso. La parte iniziale su mulattiera, con fondo misto, qualche gradone, che man mano si ristringe tra la vegetazione, mette a dura prova. Più avanti, si lascia il sentiero principale, deviando su una traccia scovata dai local (continuare sul sentiero convenzionale risulterebbe banale). Su questa seconda metà, poco frequentata e ricca di ripidoni, il tracciato è una linea sottile che serpeggia nei prati e difficile da seguire, tuttavia rimanere sulla scia di Riccardo che la conosce a mente è uno spasso. In men che non si dica, ci si è ritrovati sull’asfalto che riporta a Casabianca..

Ottimo il tempo, buona la comitiva, percorso frizzante ed adrenalinico, esemplari le guide, hanno reso la giornata appagante. Ringraziare Antonio, Riccardo e il loro staff, per l’impegno e la dedizione è quantomeno poco, per loro andare a girare sul Carsolibikezone è senz’altro più gratificante ed è la cosa migliore.

Note: percorso molto impegnativo, la cui particolarità è data dall’assoluta rusticità, non sono trail levigati, che si pennellano e non vanno assolutamente presi sottogamba, bensì necessita tirare fuori l’anima del raider e presi di petto come il “pavè delle Fiandre”, che va aggredito se non vuoi prenderlo nel viso.
(22 maggio ’16)