Dopo le svariate uscite sui monti Lucretili, il rilievo del Pellecchia era lì, accondiscendente ed invitante per essere valicato, a patto di avere caparbietà per effettuare un percorso fuori dagli schemi, giacché bisogna cammelarsi la mtb per oltre 300 m di dislivello.
Prendendo il via da Civitella di Licenza, in località La Posta, seguendo la traccia di un precedente giro si inizia a salire su strada sterrata, con dislivelli sostenuti. Lungo i tornanti lo sguardo viene rapito dalla croce di pizzo Pellecchia, che sovrasta dall’alto, considerando la distanza da percorrere non eccessiva, a fronte di un notevole dislivello, il raffronto mette sgomento.
Raggiunta fonte San Chirico, lasciando lo sterrato si devia a sx, continuando in leggera salita, su un sentiero caratterizzato da fondo irregolare e sassoso, che nella prima parte richiede tecniche di tipo trialistico (seguire i segni CAI). Superata fonte Cerinorti, il sentiero si allarga e dopo un tratto con forte pendenza si arriva al Casale Casa di Porco. Oltrepassato il casolare, si sale a dx su tracce di sentiero e mulattiera. In questo punto bisogna prestare particolare attenzione a seguire la linea gps, in quanto varie tracce possono confondere, facendo perdere la giusta direzione. Raggiunta una radura, con riferimento a degli alberi isolati al centro, si oltrepassano lasciandoli sulla propria sx per impegnare più avanti un evidente sentiero.
Finalmente un po’ di divertimento, si inizia a scendere su single track spassoso, si raggiunge e si supera valle Lopa, si devia poi a dx per il 312A. Quest’ultimo inconsueto sentiero (interpretazione soggettiva) tra rilanci e il superamento di qualche bel gradone, fa arrivare a Sella Valle Sanrico, percorrendolo ci si imbatte nei resti dell’aereo precipitato nel 1960 (sul fondo, rispetto alla volta precedente vi è qualche pietra di troppo, rotolata probabilmente per le intemperie). Dalla valle si prosegue verso la casa del Pastore, da dove con pacata risolutezza si và ad affrontare il famigerato tratto a spinta. Salendo il ripido pendio, dapprima il fondo è sassoso, con frequenti gradini, poi il tracciato lascia spazio al sentiero in terra. Uscendo dal bosco, dalla sella si piega a dx e percorrendo delle radure si raggiunge la sommità del Pellecchia, da cui si apre un panorama spettacolare a 360 gradi, potendo vedere le cime dei maggiori rilievi montuosi circostanti. Faticata ricompensata doppiamente con l’incontro di due Trackers, che offrendo un sorso di “brunello”, hanno dato brio all’attimo.
Tornando indietro scorrazzando su chiazze di nevai, si raggiunge di nuovo la sella e individuato l’ingresso del sentiero 309 (non facile da distinguere) si scende sul versante opposto.
Un peculiare ed esuberante trail, inizialmente con fondo terroso, poi misto smosso con ghiaia grossolana e con tornantini in appoggio finali, termina su una sterrata.
Si torna brevemente a salire, dal valico si affronta la discesa finale, con un primo tratto sterrato molto panoramico e veloce, fino a superare il Casale Bruciato. Poi si devia a dx su una pista, per chiudere l’itinerario, con l’adrenalinico e divertente single track che passa in località Ara degli Scifi, che invita a scendere a bombazza. Il fondo terroso, a tratti smosso con roccia frantumata, in questo periodo ricco di sorgivo, con canalette scavate dall’acqua, viscido a tratti e con bei pozzangheroni, non è mai banale, un ultimo tratto cementato raggiunge il punto di partenza.
Nel complesso percorso all mountain per eccellenza, dove il divertimento è assicurato, reso ancor più interessante dalle peculiarità dei luoghi attraversati, snodandosi attraverso ambienti naturali di notevole valore paesaggistico.
Per cimentarsi in queste piccole imprese non occorre avere l’esplosivo nelle gambe, è richiesto un buon allenamento, fisico e mentale perché non tutti sono disposti a spingere o cammellarsi la bici.
Rimane sempre difficile riuscire a trasmettere, ma ancor di più a comprendere, che cosa spinge alcuni biker a percorrere determinati trail, tuttavia a chi manca spirito di avventura e volontà di spingersi oltre l’ordinario alla ricerca dell’unicità, non rimane che osservare certi posti girandoci intorno.