A pochi chilometri dalla caotica Città Eterna, si apre un’oasi di pace assai interessante: boschi selvaggi, campagne solitarie e dolci colline, siamo nel territorio dei monti della Tolfa, ricco di memorie etrusche e romane. Tutta l’abbondanza dell’area oltre che per tranquilli percorsi, si presta per essere sfruttata per goderecci giri all mountain.
L’itinerario è caratterizzato da due peculiari discese: la prima “i tralicci” che da monte Acqua Tosta, il nome è tutto un programma, ricalca verosimilmente, la PS 2 della superenduro di Tolfa (edizione 2012); la seconda “le creste” o panoramica, è l’insidioso pendio, boscoso e panoramico, che si sviluppa percorrendo il crinale delle alture di monte Cavone e monte Chiavaccio. Quest’ultimo trail, già effettuato in altra occasione, unito ai tralicci, rappresenta un “must” del all mountain e per il biker alla ricerca di percorsi carichi di difficoltà, è senza dubbio molto appagante.
La partenza ha luogo sulla SP 3b Santa Severa Tolfa, al ponte del Rio Fiume. Bitumando si raggiunge l’incrocio con la strada comunale Nocchia – Femmina Morta – Casermetta Forestale e la si percorre fino ad arrivare al cancello posto a dx, per l’ingresso della Casermetta. Dopo averlo oltrepassato ci si spinge sull’altura di Acqua Tosta, dove comincia la prima adrenalinica discesa (di riferimento sono i tralicci dell’alta tensione). L’inizio da urlo è abbastanza flow, intervallato solo da qualche ingresso disagevole su roccia, ma non bisogna farsi ingannare, perché man mano che si va avanti è tutto l’opposto. Il percorso è abbondantemente difficoltoso, per i continui scavalchi su roccia, con gradoni ostici ed il sentiero che in vari tratti è incassato a mo’ di cunetta.
Si incontrano due spettacolari passaggi, su lunghi lastroni rocciosi, il primo su ripidone da “cacalìppa” (espressione dialettale Tolfetana: da paura), un secondo molto più tranquillo. Dopo aver attraversato più volte l’alveo del Rio Fiume (in secca) ci si ritrova sulla strada al punto di partenza. Continuando su sterrata, si va a guadagnare quota sul versante opposto, questa volta con non poca fatica, poiché nella parte culminante ci sono brevi strappi da bestia, solo gli allenatissimi non scendono. Raggiunta l’altura del Cavone, una sosta è d’obbligo, per godersi la veduta e per recuperare, prima di iniziare la seconda micidiale odissea. Da subito si affronta una mulattiera con buona pendenza e fondo pietroso, scassato, smosso quanto basta, poi il trail si ristringe e il fondo smosso, lascia spazio al roccioso fisso, tra un susseguirsi di gradoni. La seconda metà è un tantino più fluida ed il trail in molti tratti, corre incassato in cunettoni, ma non mancano passaggi rocciosi. Usciti sulla statale, la fatica è stata ampiamente ricompensata e con il morale alle stelle, una breve bitumata riporta alla macchina.
Note: La preoccupazione di trovare il trail dei tralicci in pessime condizioni era forte, ma possiamo ritenerci fortunati avendolo trovandolo in un discreto stato. Sebbene non sia un sentiero segnalato, per l’aggiunta con un cospicuo strato di foglie cadute, è comunque risultato di facile intuizione seguirne il tragitto. La parte finale è molto più evidente, ma in quest’ultima, su un breve tratto prativo, semi pianeggiante si è pagato qualche piccolo inconveniente, per via del fango argilloso che s’attacca come la peste, presente anche se il periodo è poco piovoso. Sulla prima parte di salita per l’altura del Cavone, si è stati costretti a spingere sulla carrareccia, per qualche centinaio di metri, per via dei residui di ramaglie lasciati sul suolo, pertinenti il taglio del bosco. A far da padrone lungo il percorso, sono soprattutto gli impegnativi tratti rocciosi, si sconsiglia a chi non ha buone doti di tecnica di guida.
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